Sogni di grandi corse, arrivi in cima e il ritorno a casa

A Trebujena quattro mesi all’anno si lavora tra i vigneti, unica ricchezza di questa terra arsa dal sole e costellata da lunghi filari che si gettano nella palude alle foci del fiume Guadalquivir. John Steinbeck passò di qui e si immaginò il suo “La Battaglia” o almeno così ci piacerebbe che fosse. Steven Spielberg qui girò le scene del campo di prigionia de “L’Impero del Sole” e scioperò durante le riprese, a fianco dei cittadini. Due persone su tre votano partito comunista e da quelle parti dicono che: “L’amministrazione fa un buon lavoro, ma non ci sono soldi per fare nulla“. Negli anni, racconta El País, il piccolo comune andaluso si è conquistato l’appellativo di “città comunista”, resistendo per decenni all’egemonia del tardo franchismo.

Qui per secoli la selezione naturale ha creato uomini perfettamente tagliati per il lavoro nei campi e che hanno sviluppato tecniche sopraffine per la raccolta dell’uva. Nella piazza centrale, mentre il sole è ben nascosto all’orizzonte, gli uomini attendono di essere scelti e portati nei campi a lavorare. Passata la vendemmia se ne vanno, la città si spopola, i contadini con le loro motorette lasciano Trebujena e intere famiglie si spostano al nord per raccogliere barbabietole in Francia o a Valladolid.

Da Trebujena se ne è andato via anche Juan José Lobato,  per tutti Juanjo. Naso enorme, sguardo sveglio e spunto veloce, Juanjo ricorda un barbagianni. Da giovane è uno sprinter e con il passare degli anni si specializza in arrivi più complicati. Nel 2011 con la maglia dell’Andalucia-Caja Granada sarà proprio in un arrivo all’insù che firmerà il primo dei suoi successi: il Circuito de Getxo, corsa talmente striminzita da avere al via poco più di ottanta corridori. Anno dopo anno matura al punto giusto; erede designato di Óscar Freire Gómez, cresce con l’idea di andare a caccia di classiche.

Due anni dopo rivince la stessa corsa stavolta con l’arancione Euskaltel-Euskadi: ultimo successo dello storico sodalizio basco prima della chiusura. La Movistar lo mette sotto contratto, per fare di lui uomo da vittorie in serie. Juanjo brucia le tappe. Lo fa innescandosi in volata e al suo esordio alla Milano-Sanremo nel 2014: (“La corsa dei miei sogni, mi piace e mi sento pronto“), arriva quarto a una spanna dal podio. Ritorna l’anno dopo e aumentano le pressioni. Freire lo battezza: “Dopo il mio ritiro e quello di Flecha, ci voleva un altro spagnolo forte in queste corse, così non dovremo aspettare altri cinquanta anni come è successo tra la vittoria di Poblet e la mia“. Quell’anno sulle strade liguri è tutto diverso, perché la Sanremo è una lotteria a pedali più infame del destino. Juanjo pensava di avere sviluppato la tecnica giusta, ma finirà staccato dal gruppo di testa come un corridore qualsiasi.

Nel 2016 vince ancora a modo suo: tappa al Dubai Tour su uno strappo, Vuelta Ciclista Comunidad de Madrid, gli arrivi complessi hanno oramai il marchio registrato. Il suo trentacinquesimo posto al Fiandre è un risultato di qualità e la Spagna sembra davvero aver trovato il suo uomo per il Nord. A fine stagione va in Olanda tra i gialli della LottoNL, come qualche decennio prima fece Miguel Campos. Detto El Maestrino e fondatore del partito comunista di Trebujena, Campos fu emigrato spagnolo in Olanda e organizzatore di scioperi. Juanjo non fonda nulla, non organizza scioperi, e dopo una stagione a galla con buoni risultati, come l’ 11° posto all’Amstel Gold Race che denotano la poliedricità del corridore, affonda.

A fine 2017 infatti, due suoi giovani compagni di squadra vengono trovati a vagare senza meta nella hall dell’albergo: cocktail di medicinali e sonniferi. Lobato è steso nel suo letto e lo risvegliano a fatica a causa della sbornia chimica. Eenkhoorn e Tolhoek vengono perdonati, a lui viene rescisso il contratto accusato di aver ceduto quei medicinali ai compagni: “Per me è stato un periodo drammatico: un grave lutto, una separazione, difficoltà nel lavoro, facevo fatica a dormire ma credetemi, non sono un drogato“.

Juanjo è un gaditano; è fiero e cerca un’altra chance come dopo una beffa in volata. Si rimbocca le maniche, va a correre con la Nippo-Vini Fantini e a fine 2018 rinasce conquistando la Coppa Sabatini su uno di quegli arrivi a misura delle sue gambe. Successivamente firma con l’Aqua Blue Sport e l’Aqua Blue Sport lascia il ciclismo. Torna a bussare in casa Nippo-Vini Fantini che se lo riprende.

Ora il suo sguardo da uccello predatore è fisso al futuro: “Ringrazio la Nippo per le possibilità che mi sta dando: per il futuro voglio tornare nel World Tour“. Per poi magari rientrare un giorno a Trebujena, tra vigneti e comunisti, sognando traguardi in cima a uno strappetto.

Immagine di copertina: @Twitter Juan José Lobato

Alessandro Autieri

Alessandro Autieri

Webmaster, Fondatore e direttore editoriale di Suiveur. Doppia di due lustri in vecchiaia i suoi compagni di viaggio e vorrebbe avere tempo per scrivere di più. Pensa che Mathieu Van der Poel e Wout Van Aert siano la cosa migliore successa al ciclismo da tanti anni a questa parte.